Esiste il mio nome da qualche parte,
non so di preciso dove, ma l’ho sentito pronunciare.
Lo credevo seppellito nelle prigioni che i giorni regalano agli scontenti,
a quelli che cercano il volo senza vento, che vedono i colori nella nebbia, che regalano il viso alla pioggia e chiudono gli occhi perché contare non conta.
Credevo di averlo ingoiato con il cemento della guerra che consuma il tempo.
Invece l’ho sentito.
Forse nella danza degli alberi, forse nascosto tra le piume dei piccoli artisti che piccoli restano, perché da grandi artisti non lo si è più.
Forse l’ho sentito solo io nei mille “forse” che sputo ogni volta prima di respirare.
Prima di indossare la noia delle solite accuse, delle solite mie difese.
L’ho sentito, lo vado a cercare.
Lo troverò.