Tasche bucate, di vestiti troppo stretti da dove escono magie che non sappiamo controllare.
Ci guardiamo attorno e vediamo cose che altri non vedono ripetiamo che il silenzio ci salverà.
Staremo bene in mezzo a loro, alle sicurezze di cui parlano solo tacendo.
Facendo finta che tutto sia come vedono, senza strappi, che altrimenti il vestito è da buttare.
Ma non ci riusciremo.
Non sappiamo stare in fila all elemosina del normale, aspettando il pane del realismo, in silenzio ad ascoltare le istruzioni per il montaggio di cose già fatte.
Noi dalla fila siamo usciti da un pezzo, anche se non se ne sono accorti.
Abbiamo apparecchiato il tavolo dei sognatori e iniziato con l’impossibile, poi l’assurdo inesistente, invisibile, inconcepibile.
Siamo in pochi ma ci guardiamo negli occhi, fieri della creazione, esaltati dalla solitudine, eccitati da noi stessi.
Insaziabili onnivori dell’universo, predatori di domande.
Ci chiamano sognatori.
Per noi è vita vera, fuori dalla disperazione della comodità del facile guadagno.
Noi crediamo nella crudeltà della bellezza, nella fatica della battaglia fra gli opposti in noi stessi.
Perché “facile” é il bicchiere che toglie ossigeno alla fiamma
Perché “facile” é l’acido lattico per l’eternità.
Ridano pure di noi se credono.
Noi, per loro, di lacrime ne abbiamo versate.
Si fa così…
per le persone scomparse.